sabato 7 novembre 2015

Anassimene

Anassimene (Mileto, 586 a.C. - 528 a.C. circa), amico e discepolo di Anassimandro, individua, come Talete, l'arché in un principio materiale appartenente ai quattro elementi fondamentali: l'aria.

La sua conclusione, benchè divergente dal principio astratto designato da Anassimandro, accetta che tale principio debba essere una sostanza infinita; al contempo, conviene con Talete circa l'idea di un arché concreto e determinato. Così come per Talete, è probabile che anche Anassimene abbia trovato l'arché in uno dei quattro elementi fondamentali grazie ad osservazioni ed esperienze di vita quotidiana, portandolo, dunque, ad individuare nell'aria il presupposto fondamentale per la vita.

Anassimene, attingendo da Talete e Anassimandro, si appropria dei loro pensieri e ne elabora uno suo che tenta di esulare dalle critiche cui era stato sottoposto l'arché individuato da Talete: l'acqua - dirà Aristotele - per sorreggere la Terra, come Talete credeva, necessita a sua volta di un supporto. Anassimene sfugge a questa confutazione asserendo che l'aria non ha bisogno di un fondamento ed è in grado di sorreggersi da sè. 

Il suo pensiero viene argomentato in un trattato intitolato Sulla natura attraverso un linguaggio chiaro e non particolarmente ricercato, a differenza degli altri filosofi dell'epoca. Di questo scritto disponiamo soltanto di due frammenti, di cui uno è di dubbia provenienza. Nel rimasuglio certo della sua opera, Anassimene concepisce il mondo come un organismo vivente che respira l'aria in cui è immerso; tale respiro permette al mondo di autosostentarsi, divenendo contemporaneamente vita ed anima. Il cosiddetto soffio vitale ("pnèuma", in greco) emesso dal mondo è quel principio che permette la vita, animando il mondo.

Per quanto Anassimene venga considerato in minor misura rispetto agli altri esponenti della filosofia milese, egli tentò, a differenza di Talete, di spiegare concretamente perchè l'aria dovesse essere il principio di tutte le cose attraverso il processo di rarefazione e condensazione. Egli, attraverso l'osservazione diversità con cui usciva l'aria dalla bocca, notò che: quando la bocca è larga, l'aria esce calda, mentre quando è stretta, esce fredda. Sulla base di questo esperimento estese la sua visione a tutta la realtà sostenendo che le trasformazioni insite in essa derivano dalla quantità di aria; secondo Anassimene, l'acqua ed il fuoco e, conseguentemente, il freddo ed il caldo, sono il mero risultato di un mutamento quantitativo dell'aria: quando il suo stato supera un certo livello di condensazione si ha l'acqua, mentre con il processo opposto, la rarefazione, si ha il fuoco, permettendo all'aria di trasformarsi in tutto attraverso mutamenti di ordine quantitativo.

Grazie alle sue dimostrazioni pratiche, Anassimene, ha fornito elementi a supporto del suo pensiero, a differenza di Talete che, forse, non era riuscito a spiegare il perchè l'acqua fosse l'arché. Inoltre, pur avendo compiuto un passo indietro rispetto all'astrazione introdotta da Anassimandro, non ha rigettato in toto la sua teoria, conservandone la proprietà di sostanza infinita che il principio di ogni cosa doveva necessariamente avere.

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