giovedì 29 ottobre 2015

La nascita della filosofia

La nascita della filosofia in Occidente risale al VI secolo a.C. e segna una svolta decisiva per il pensiero umano: si passa, infatti, dall'attribuire ad entità soprannaturali la creazione, l'evoluzione e la distruzione delle cose ad una conoscenza razionale del mondo, per mezzo della quale, l'uomo, con la sua ragione, può arrivare alla formulazione di pensiei razionali che superano quello mitico. La prima filosofia Occidentale tenta di interpretare la natura spogliandola da tutte quelle conoscenze teogonie e cosmogonie che ne attribuivano la creazione agli dèi, cercando, piuttosto, di immaginarla come un qualcosa di intelligibile, la cui conoscenza è dunque possibile grazie all'intelletto umano. 

Oggigiorno, letterati e filosofi, sono concordi con il riconoscere in Talete di Mileto il primo vero filosofo nonostante il suo pensiero fosse già stato accennato diversi anni prima nella cultura orientale, in particolare in quella sumera, ebraica, egizia e greca. Ciò nonostante, è con Talete che viene usata per la prima volta la parola "filosofo" nella generica accezione di saggezza e sapere diverso dalle conoscenze specialiste, all'epoca tipiche delle arti. Le ipotesi sull'origine della filosofia sono ad oggi un argomento ancora discusso poichè il significato che essa riserva ha conosciuto variazioni nel corso dei secoli. Ad esempio, nel IV secolo a.C. Platone fa della filosofia un sapere autonomo, non riducibile alla mera letteratura e la religione; a seguire, Aristotele, discepolo di Platone, considererà la filosofia come la più attendibile fonte di conoscenza circa la realtà e le sue problematiche. Alcune ipotesi moderne si rifanno alla cultura fenicia ed egizia, altre ancora a quella sciamanistica tipica delle regioni nordiche. Di fatto, nonostante le controversie, si è unanimi su quanto espresso in precedenza a favore del filosogo di Mileto: Talete. 

Nell'antica Grecia la filosofia si origina tra il V e il IV secolo a.C. durante l'affermazione della scrittura come metodo di comunicazione prevalente. Benchè in questo periodo la forma scritta inizia a prevalicare su quella orale risulta ancora molto legata al mythos (ne sono esempi le trattazioni di Omero, Anassimandro, Eraclito e Parmenide), lontana dunque dalle proprietà argomentative proprie del logos, cui giungono generazioni successive di studiosi quali Erodoto e Tucidide. 

In questo periodo non vi è ancora distinzione tra mythos e logos che significano entrambi "parola" o "discorso". Affinchè il logos assuma un'accezione propria, riconoscibile come "discorso logico-razionale", bisognerà attendere l'arrivo di Platone. Fino ad allora i due termini non hanno significati opposti. Il mythos è inteso come una narrazione fantasiosa, assunto e trasmesso come dogma che, in quanto tale, non necessità di dimostrazioni contrariamente al pensiero razionale filosofico, che, proprio perchè dimostrabile, ha la possibilità di giungere alla verità anzichè ad una sua approssimazione verosimile cui giunge il mito. Nelle civiltà antiche il mito rivestiva un ruolo fondamentale per la conservazione del patrimonio culturale poichè è grazie ad esso che venivano tramandate le risposte alle domande fondamentali sulla vita; proprio per questo il mito non si è subito dissolto innanzi la ragione filosofica. Esso, proprio come la filosofia, è un tentativo di descrivere il mondo, seppur in modo diverso da quanto faccia quest'ultima. Il racconto mitologico veniva tramandato oralmente ed aveva come argomentazioni principali l'origine del mondo, della natura e dell'uomo, trasmesse a mò di rivelazione elargita da un "maestro della verità" che ha ricevuto il dono della veggenza per mezzo delle Muse. Suscettibile ad infinite variazioni, esigente di fiducia per quel che rivela ed espressione della giustizia in quanto fonte di apprendimento circa l'ordine cosmico, il mythos ha i caratteri di una verità da accettare così com'è ed i cui fatti sono fuori da qualsiasi ordine temporale. 

Il mythos ed il logos iniziano ad assumere i loro tratti peculiari con la filosofia dei sofisti e di Platone, attraverso cui si giungerà ad una razionalizzazione del mito che verrà posta sotto forma di domanda pubblicamente discussa servendosi della critica e della confutazione, i due strumenti di cui la filosofia si serve per progredire. I primi filosofi trovano che la natura sia un'entità conoscibile dall'intelletto e formulano argomentazioni dimostrabili a sostegno degli avvenimenti fisici che studano. Proprio per questo vengono chiamati naturalisti.

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